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Essere, qui, ora

E´ facile “essere qui ora” ? Eccoti un esempio. Non so se ti è mai capitato. Entri in doccia, contento che finalmente puoi regalarti un momento per te, ti rilassi, sei completamente coinvolto nella ricca esperienza sensoriale della doccia, senti l’acqua calda e il suono che produce, ti godi il nuovo bagnoschiuma appena comprato….tutto e´ meraviglioso … quando all’improvviso in pochi secondi, senza che tu abbia alcuna consapevolezza… la tua mente ti rapisce con pensieri come “ Quel problema sul lavoro di oggi, come posso risolverlo ?”, “ Cosa preparo per cena questa sera? ”, “Non ero cosi grasso prima…mi è andata via l’abbronzatura?”….e così in un attimo inizi a fare la doccia con il pilota automatico inserito, non sei più li, cioè il tuo corpo si che lo è ma tu sei da un’altra parte, con la tua mente sei ritornato al lavoro cercando di risolvere quell’assunto sospeso o magari in quella vacanza in cui ti vedevi cosi magro e abbronzato. Esci dalla doccia che quasi non ti sembra averla fatta e ti chiedi mi sarò fatto lo shampoo?? In questo modo un’esperienza piacevole come può essere una doccia, passa senza che quasi te ne accorga.

Inserire il pilota automatico in alcune occasioni può venirci utile perché permette di ampliare la memoria attiva e quindi automatizzare quello che stiamo facendo permettendoci per esempio di fare due cose insieme come guidare l’auto e allo stesso tempo ascoltare le notizie. Il rischio però è quando gli lasciamo troppo controllo e non siamo consapevoli che è inserito, così finiamo per svolgere distratti e distanti tante attività quotidiane, ci impedisce di essere veramente presenti con le altre persone o ci fa perdere momenti preziosi della vita.

Andiamo in giro buona parte della giornata immersi nei nostri pensieri e poco attenti all’esperienza del momento presente. Mentre viviamo assorbiti da questo smog di pensieri ed emozioni ci perdiamo buona parte della ricchezza della vita. Rimanere presenti, coinvolti e aperti alla nostra esperienza nel qui e ora sappiamo bene che non è facile, ed è difficilissimo se stiamo passando per una tempesta emotiva o un periodo di forte stress. La mente umana è meravigliosa, senza di lei saremmo nei guai, ma come avrai notato non può smettere di parlare.

Se vogliamo trovare appagamento, o reagire a qualsiasi batosta che la vita ci ha dato, dobbiamo cercare di essere PRESENTI. Prestare attenzione ai sensi, al mondo dell’esperienza diretta, al mondo che possiamo vedere, ascoltare, assaporare ci può aiutare ad essere qui ed ora.

Riporto un esercizio di Russ Harris che aiuta a tirarci fuori dai nostri pensieri e connetterci con il mondo che ci circonda. Va bene per quando ci sentiamo  ansiosi, siamo in balia di una tempesta emotiva o semplicemente vogliamo prenderci una pausa.

 

 

“Sii come un albero”

Pensa a un albero maestoso: le sue radici che affondano nella terra, il tronco robusto si erge in alto e i rami si allungano verso il cielo. Puoi usare questa immagine come ispirazione mentre segui i passi indicati.

passo 1: le radici

Che tu sia seduto o in piedi pianta i piedi con fermezza sul pavimento. Senti la terra sotto di te e nota la pressione del terreno contro le suole e la tensione nelle tue gambe. Raddrizza la schiena e lascia cadere le spalle. Cerca di percepire un senso di gravità che scorre lungo la spina dorsale attraversa le tue gambe fino ai  tuoi piedi. E` come se ti stessi radicando nella terra e ti stessi piantando in modo stabile.

Passo 2: il tronco

Porta a poco a poco l’attenzione ora verso il tronco, mantieni il contatto con i piedi ma concentrati sul tronco. Senti il tuo respiro, nota l’abbassarsi e sollevarsi della tua cassa toracica e delle tue spalle. Nota il leggero movimento del tuo addome. Svuota completamente i polmoni e lascia che si riempiano nuovamente da sé. Senti e presta attenzione per un momento alla respirazione.

Passo 3: i rami

Così come i rami degli alberi si protendono verso il cielo, ora apriti al mondo che ti circonda. Attiva tutti i cinque sensi ed estendili in ogni direzione. Nota quello che puoi vedere, toccare, gustare, odorare, sentire, vedere. Mantieni la consapevolezza dei tuoi piedi e del respiro, ma porta la tua attenzione all’ambiente circostante. Percepisci dove sei e cosa stai facendo. Odora l’aria che respiri. Nota cinque cose che puoi vedere, nota cinque cose che puoi sentire sulla pelle e nota cinque cose che puoi sentire attraverso l’udito. Concludi l’esercizio e immergiti pienamente in quello che stai facendo dedicandogli tutta la tua attenzione.

 

 

Trasferirsi a Barcellona

“Ciao, ma che bello ti sei trasferito a Barcellona? DOVRAI essere felicissimo!! Che fortunato che sei, li si che DEVI stare bene!!!”. E´ cosi che a volte ci salutano e ci parlano alcuni amici e conoscenti quando torniamo in Italia. In alcuni casi è proprio cosi, perché te la stai spassando alla grande ma a volte avresti solo voglia di raccontare quanto è difficile adattarsi, quanto ti sei sentito solo l’ultima settimana o del senso di vuoto che provi…

I motivi che ci spingono a trasferirci all’estero possono essere diversi. Alcuni si trasferiscono con la speranza che Barcellona possa aiutarli a dare una svolta alla propria vita, altri vengono per studio e la scelgono per viverci, altri ancora per amore o perché obbligati per il lavoro.

Qualsiasi sia la ragione per la quale abbiamo deciso di venire a vivere a Barcellona, tutti ci siamo trovati ad affrontare alcune difficoltà di tipo pratico (trovare casa, un lavoro, i documenti, imparare la lingua……)  e a volte anche di tipo affettivo e psicologico.

Curiosità, tenacia, voglia di mettersi in gioco e imparare sono buoni compagni e alleati quando ci trasferiamo in una nuova città ed aiutano ad affrontare con maggiore motivazione i problemi che si possono presentare. A volte pero i continui ostacoli che si interpongono, i sentimenti di nostalgia, la paura del nuovo, la solitudine o la rabbia di una scelta sentita obbligata per amore o lavoro possono appannare e oscurare interamente il nostro modo di vedere e vivere il trasferimento. La nostra mente si riempie di domande, dubbi, iniziamo a rimuginare: “Avrò fatto bene?” “Mi sento cosi solo qui era cosi bello uscire per strada e incontrare sempre qualcuno che si conosce…” “Torno? Penseranno che non ce l’ho fatta…” e ci invade un senso di ansia, stress, tristezza, rabbia, smarrimento…

Trasferirsi in una nuova città significa guadagnare in esperienza ma implica anche una perdita e come tale implica dolore, smarrimento e un processo di riadattamento. In psicologia vari autori parlano di lutto migratorio perché alcuni stati emozionali che si posso provare nel processo di adattamento sono gli stessi che si possono sperimentare a seguito della perdita o separazione da una persona cara.

Parliamo di lutto infatti per riferirci a  “… stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili (Galimberti, 1999, 617).

La dottoressa Kübler Ross ha identificato cinque fasi del lutto: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e accettazione. Queste fasi non sono lineari, definite e distinte. Non si attraversano per forza tutte e si possono presentare con un ordine differente.

Allo stesso modo di chi elabora un lutto, anche chi si trasferisce può vivere momenti di negazione e rifiuto (non voler imparare la lingua, chiusura), momenti di rabbia (proteste, lamentele) e momenti di tristezza (senso di nostalgia e sensazione di perdita degli affetti, paura di dimenticare o essere dimenticati…).

“Accettare” significa invece fare la pace con il cambiamento, smettere di lottare e aprirsi all’esperienza presente. Vuol dire togliere gli occhialoni che avevano annebbiato il nostro modo di vedere le cose e vivere in modo presente e consapevole il trasferimento.

Accettare a volte significa anche diventare consapevoli che preferiamo ritornare in Italia. Tornare non è un fallimento, può essere una scelta altrettanto viva quanto partire e restare.

Suggerimenti per affrontare il trasferimento e i momenti difficili:

  • Non isolarsi: frequentare persone, gruppi e visitare posti nuovi
  • Imparare velocemente la lingua per comunicarsi e integrarsi
  • Darsi obbiettivi a breve termine
  • Parlare delle proprie emozioni, confidarsi con le persone care. A volte alcune persone hanno passato per le stesse difficoltà. Non siamo soli.
  • Ricordarsi che è normale vivere momenti temporanei di tristezza e preoccupazione. Quando succede chiamiamo un amico o regaliamoci qualche attività che ci piaccia.
  • Coltivare la gratitudine e nominare ogni giorno 5 cose per le quali essere grati. La nostra mente ci porta per la sua naturalezza a orientarci verso quello che ci manca. Questo semplice esercizio è un bon antidoto alla tristezza e all’ansia.
  • Ricordarsi che possiamo sempre tornare in Italia
  • Tenere a mente sempre quello che è importante per noi. “Crescere? Una nuova esperienza lavorativa? Conoscere una nuova cultura? Vivere pienamente?” Se seguiamo i nostri valori, le difficoltà saranno parte del processo e della vita e non un ostacolo.

 

 

Se gli stati di tristezza, ansia o rabbia perdurano e iniziano a influenzare la nostra quotidianità è consigliabile chiedere un aiuto esterno, di uno psicologo o del proprio medico di base.